“Questo primato ci fa particolarmente piacere perché riteniamo che sia importante non solo “cosa” insegniamo ma anche “come” lo insegniamo. Il “come” fa la differenza sulla capacità di far crescere i nostri studenti non solo nelle competenze disciplinari, ma anche in quelle trasversali, nella capacità di cogliere i collegamenti interdisciplinari e nelle soft skills”, commenta Raffaella Manzini, Direttore della Scuola di Ingegneria Industriale della LIUC.
“Dopo il duro lavoro e gli importanti investimenti di questi anni per garantire una didattica di qualità anche a distanza, siamo soddisfatti di questi risultati che premiano il nostro Ateneo e ci stimolano a migliorare sempre di più a favore dei nostri studenti”, dichiara Aurelio Ravarini, Delegato del Rettore per l’Innovazione didattica.
Nella classifica generale curata dal CENSIS, la LIUC è inserita, come di consueto, tra gli Atenei non statali di piccole dimensioni (fino a 5.000 studenti) e risulta al terzo posto. A tal fine, tra i vari parametri considerati, si conferma il valore dell’internazionalizzazione dell’Università (il punteggio di 100 per questo indicatore tiene conto del rapporto tra iscritti stranieri e totale degli iscritti, del numero di studenti che hanno trascorso un periodo all’estero per studio o tirocinio sul totale degli iscritti al netto degli immatricolati e degli studenti stranieri che hanno trascorso un periodo presso l’Ateneo, sempre in rapporto al totale. Sono, inoltre, prese in considerazione la spesa a favore della mobilità internazionale e la quota di corsi offerti in lingua inglese e di quelli che prevedono l’opportunità del doppio titolo).
Creata per fornire orientamenti alle scelte degli studenti pronti a intraprendere la carriera universitaria, la classifica Censis, giunta alla sua ventunesima edizione, è un’analisi articolata del sistema universitario italiano.
Se per l’anno accademico 2020 – 2021 si registra un aumento delle immatricolazioni del 4,4% in Italia, confermando un andamento positivo ormai da sette anni, resta la necessità di interventi e investimenti di lungo periodo per il diritto allo studio che vede il nostro Paese penultimo in Europa (dopo l’Italia solo la Romania) per numero di giovani di 25 – 34 anni in possesso di un titolo di istruzione terziaria (il 28,9% nel 2020 a fronte di una media Ue del 40,5%), come rileva lo stesso Censis.