Il futuro ha radici nel passato e le nuove sfide cui sono chiamati i manager li vedono impegnati a districarsi tra libertà e regole. Libertà e regole di nuovi gruppi di lavoro, più virtuali che reali, in ogni caso molto diversi da prima.
La pandemia ha cambiato metodi e interfacce di lavoro e di interazione sociale. Tecnologie e strumenti corrono veloci, eppure il futuro resta ancorato al passato, ai valori di un umanesimo che cerca senso nelle relazioni, nella fiducia verso l’altro, collega, sottoposto o capo che sia e nel bisogno di sentirsi parte di un tutt’uno, di una squadra, di un team orientato verso lo stesso obiettivo.
Il distanziamento sociale, a cui il mondo è stato costretto dalla pandemia, ha accelerato verso la virtualizzazione del lavoro: il lavoro agile o smartworking e la creazione di Virtual Team sono l’espressione di un nuovo modo di lavorare in cui le nuove tecnologie hanno spinto verso modelli di collaborazione prima inesistenti o inesplorati e, allo stesso tempo, hanno mostrato come rimangano forti, fondamentali bisogni tradizionali come la partecipazione alla vita dell’organizzazione e l’umanizzazione del lavoro.
In questo contesto, nel loro Virtual Team (edizioni Franco Angeli), Andrea Martone, Direttore del Centro su Strategic Management e Family Business e Massimo Ramponi, docente LIUC Business School, hanno analizzato l’importanza di comprendere come cambia la leadership e quali sono i fattori abilitanti che permettono a un team virtuale di funzionare bene.
Di questo si è discusso, nel corso di una tavola rotonda, con Alessandro Foti, Amministratore delegato e Direttore generale di Fineco, Giovanni Brugnoli, Vicepresidente di Confindustria con delega al capitale umano, Federico Visconti, Rettore della LIUC e Luca Spada, Amministratore delegato di Eolo, nel cui quartier generale di Busto Arsizio si è tenuto l’incontro, moderato da Dario Di Vico.
Un luogo simbolo del futuro (Eolo), ha ospitato la prima tappa di una discussione fra Università e imprese sul futuro del lavoro virtuale. Nella primavera 2022 un monastero benedettino, luogo che rappresenta le radici e la tradizione, a fare da cornice a un secondo momento di riflessione su questi temi.