Il crescente commercio internazionale di beni e servizi ha generato guadagni economici per i paesi che vi partecipano. Allo stesso tempo lo stesso commercio genera anche costi economici all’interno di questi paesi in alcune aree geografiche ed in alcuni settori. Lo studio dal titolo “Identifying Chinese supply shocks: Effects of trade on labor markets”, curato da Andreas Fischer (docente a contratto della Scuola di Economia e Management della LIUC) assieme a coautori di altre università europee, si inserisce nel filone di ricerca che analizza i costi economici della forte competizione generata dalle importazioni cinesi per il mercato degli Stati Uniti.
L’obiettivo principale di questo lavoro è quello di validare il rapporto di causalità tra crescita delle importazioni cinesi e riduzione dell’occupazione in alcuni mercati del lavoro locali statunitensi emerso in studi precedenti. Con l’utilizzo di tecniche econometriche adeguate gli autori riescono a concludere che con l’entrata della Cina nell’Organizzazione Mondiale del Commercio, la conseguente crescita delle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti ha generato una forte riduzione nell’occupazione manifatturiera in quest’ultimo Paese.