Il tema è, naturalmente, di estrema attualità: se è vero infatti che quotidianamente ci occupiamo di dati, è altrettanto vero che dobbiamo continuare a chiederci da dove arrivano e quale sia la loro qualità.
“Tra le tante criticità rilevate in questi mesi – ha detto il prof. Serati – c’è il fatto che solo di recente è stata resa disponibile la scomposizione del saldo dei contagi. Inoltre, nell’interpretazione dei numeri del COVID non si utilizza a sufficienza lo strumento degli indicatori per mettere i dati in relazione fra di loro. E ancora, parlare di tasso di positività ha senso solo se questo viene misurato a partire dai nuovi casi testati e non sul totale dei tamponi erogati”.
Esempi concreti della complessità del tema, a cui si aggiunge ad esempio il “nodo scuole”, caso emblematico che ben rappresenta la necessità di normalizzare il dato e di rapportarlo sempre ad un benchmark.
Il talk è stata anche l’occasione per raccontare l’esperienza della LIUC Business School, che dal mese di marzo è impegnata direttamente su questo fronte con INDICE, indicatore che misura giornalmente l’evoluzione del contagio effettivo da Covid-19. Due le peculiarità di questo indicatore, ossia la capacità di intercettare anche gli asintomatici e di anticipare quello che accadrà. L’indicatore si è rivelato in effetti estremamente efficace in questo senso, come dimostra l’impennata di fine settembre preannunciata già a fine estate.