Ci sono diversi contesti in cui si consultano degli esperti per prendere decisioni importanti sia a livello manageriale che a livello di public policies. Un problema ricorrente che si è riscontrato anche nel corso del nostro recente passato è che non è sempre chiaro quanto possano essere considerate attendibili le indicazioni fornite dagli advisor nei diversi contesti. Per esempio, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) aveva inizialmente giudicato la diffusione del COVID-19 come un evento poco probabile, e alla stessa stregua l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia era stata considerata come un’eventualità assai remota dalla maggior parte degli esperti militari.
In un recente articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista European Economic Review, intitolato “Good Lies” – Bugie Buone – due economisti LIUC, Filippo Pavesi e Massimo Scotti, mostrano come gli incentivi reputazionali inducano gli esperti che hanno un conflitto d’interesse a rivelare le loro informazioni in modo veritiero nella fase iniziale della carriera, per poi in un secondo momento approfittare della reputazione acquisita per distorcere le scelte dei decisori. Per ovviare a questo problema e quindi garantire che vengano selezionati ed ascoltati gli esperti più affidabili, Pavesi e Scotti mostrano come possa essere ottimale mettere un limite ai compensi degli esperti affermati. Questa limitazione riduce gli incentivi a dire la verità da parte degli advisor in cattiva fede, portandoli quindi a mentire di più rispetto a quelli in buona fede. Queste bugie sono buone, come suggerisce il titolo dell’articolo, proprio perché permettono ai decisori di distinguere gli esperti affidabili da quelli non affidabili, e quindi fare selezione. Mentendo, infatti, gli esperti disonesti danno consigli che si dimostrano sbagliati con maggiore frequenza, rivelando così la loro scarsa attendibilità e permettendo dunque ai decisori di individuarli e licenziarli con maggior precisione.
Questa ricerca fornisce quindi delle indicazioni di policy che si applicano in diversi contesti. Per esempio, nel settore farmaceutico, in riferimento alle agenzie responsabili per l’approvazione di nuovi farmaci come la FDA (Food & Drug Administration) negli USA e l’EMA (European Medicines Agency) in Europa, la policy suggerita è di porre un limite al numero di mandati che gli esperti possono svolgere presso i comitati scientifici delle medesime agenzie. Alla stessa stregua, nell’ambito degli advisors per le operazioni di M&A piuttosto che dei consulenti politici, l’autorità sulla concorrenza dovrebbe porre un tetto ai compensi che gli esperti possano richiedere per le loro consulenze.